Per grazia ricevuta

Conclusione miserevole

Si è conclusa, se si è conclusa, in un modo indegno la vicenda del sindaco della Capitale d’Italia e la responsabilità per questa conclusione che ridicolizza lo Stato e le sue istituzioni, non è dell’individuo Marino, un assoluto irresponsabile, ma del partito democratico e del governo. Come è venuto in mente al partito democratico di candidare al Senato prima e a sindaco poi, un personaggio cacciato da un istituto di ricerca statunitense per una vicenda legata a falsi rimborsi? E se le accuse fossero vere, quali garanzie avrebbe avuto la pubblica amministrazione che tali episodi non si ripetessero? E’ infatti si sono ripetuti. Purtroppo, le condizioni morali del partito democratico nella Capitale, erano tali che un accusa del genere ad un loro esponente, appariva quasi un certificato di buona condotta. Quanto al governo, all’indomani della relazione della prefettura che indicava in Marino non un complice di Mafia Capitale, ci mancava solo questo, ma un incapace di scorgervi la minaccia ed opporvisi, doveva mettere una pietra sopra le possibilità di continuare il mandato del sindaco e sciogliere il comune per mafia. Il danno sarebbe stato minore, almeno avremmo potuto dire che lo Stato era in grado di intervenire. Invece niente. Eppure Marino era uno che non aveva finito di dire di non conoscere Salvatore Buzzi e sono subito apparsi i filmati della sua visita alla cooperativa presieduta da Buzzi. E chi accompagnava amabilmente il sindaco? Buzzi, il socio di Carminati. E meno male che Marino sarebbe stato investito da una campagna di fango senza precedenti, ma se ha mentito sin dal primo momento, che cosa ci si aspettava? Semmai è l’indulgenza nei suoi confronti ad essere stata disarmante. Tanto che siamo giunti a questo epilogo indecente di un sindaco che se ne sta in vacanza un mese senza curarsi dei problemi vitali della città, che non contento si mette ad inseguire il pontefice per accreditarsi, con tanto di caciara che coinvolge il capo della spiritualità cattolica, fino al grottesco sipario con i ristoratori che smentiscono le sue ricevute davanti ai microfoni dei giornalisti. Il colpo di grazia a Marino gli è arrivato da un suo assessore che ha ricordato la Milano del Pio Albergo Tribulzio. Quella Milano dei primi anni ‘90 in cui gli amministratori pubblici rubavano alla grandissima, è vero, ma la città funzionava come un orologio svizzero. Ogni 5 minuti passava un bus, ogni 24 ore si ritiravano i rifiuti, i centri sanitari erano modelli pubblici di esempio per tutta l’Europa. Vent’anni dopo a Roma, se va bene aspetti un bus un quarto d’ora, i rifiuti si ammucchiano nelle strade per giorni e devi pregare di non dover mai venir ricoverato in un ospedale. Questo mentre il sindaco beveva vini a 55 euro a bottiglia a spese dei contribuenti. Quando non voleva scialare il denaro pubblico ovviamente, altrimenti ne spendeva 80, quelli che restituisce Renzi.

Roma, 9 ottobre 2015